Newslettera Aggraziata #5: intervista a Marta Ciccolari Micaldi
il tiramisù, gli Stati Uniti, Marco Mengoni
Ciao criaturella aggraziata,
è di nuovo lunedì, il cielo su Roma è di un azzurro inclassificabile per qualunque armocromista, l’umore è alto e anche questa volta indosso i panni di intervistatrice immaginandomi davanti alla macchina da scrivere, con un cappello in testa un po’ calato di lato e un collega di nome Smitty che parla veloce, fuma e mi chiede se ho una mentina.
IL MINUETTO
Splendide mattinate.
Giorni in cui mi manca tanto che non mi manca niente.
Mi basta questa vita e non voglio altro. Immobile,
spero che nessuno arrivi.
Ma se arriva qualcuno, spero sia lei.
Quella con le stelline di brillanti
sulla punta delle scarpe.
La ragazza che ho visto danzare il minuetto.
Quell’antica danza.
Il minuetto. Lo danzava
come doveva essere danzato.
E a modo suo.
[Raymond Carver, Orientarsi con le stelle, minimum fax, trad. Riccardo Duranti e Francesco Durante]
Se penso agli Stati Uniti tre sono i nomi che immediatamente mi saltano in mente: Barack Obama, Francesco Costa e lei, Marta Micaldi Ciccolari, aka la Mc_Musa.
Anche Marta fa parte della folta schiera di persone che ho conosciuto via social: galeotto fu un suo post che parlava dei tre peggiori motel americani in cui aveva dormito. Ho da sempre una fissa per i motel, alimentata sicuramente dall’immaginario cinematografico. Da allora non mi sono persa nessun aggiornamento e trovo tutto il suo percorso estremamente creativo, ispirante e costruito sulle sue vere passioni.
Marta è una giornalista, autrice e guida letteraria, che ha ideato il progetto di cultura e letteratura americana La McMusa attraverso il quale organizza corsi di letteratura americana e viaggi letterari negli Stati Uniti. È anche autrice di newsletter e podcast (Sogni Americani e Pop Corn) sulla cultura e la società americana e di un bookclub che accende gli animi che si chiama LIT. La sua newsletter è qui su Substack, si chiama
Ora le lascio la parola, goditi la sua intervista aggraziata!
Facciamo un gioco: fingiamo di essere a una festa. Non ci conosciamo. Raccontami chi sei e cosa fai.
Ciao, sono Marta, sto per finire quella fetta di tiramisù, se non la mangi tu la mangio io! Scusa eh, sono molto golosa e al tiramisù non so resistere. Ho anche altri difetti, ma questo è quello che mi fa fare le figure peggiori alle feste, quindi tanto vale che te lo dica subito. Sono golosa, alle cene e alle feste finisco le torte degli altri. [Mangiando] Sono di Torino, ma ho mezzo sangue calabrese e meno male, una piemontese doc non si presenterebbe mai come sto facendo io adesso con te. Ne vuoi un pezzo? Tranquilla, sono una persona posata per la maggior parte del mio tempo: faccio la giornalista, mi occupo di Stati Uniti. Però alle feste preferisco non parlarne e dedicarmi al cibo. Tu come ti chiami?
Qual è il significato che dai alla parola “bellezza”?
Marco Mengoni. Ahah, scusa Tamara e scusate voi lettrici, non mi capita praticamente mai di poter parlare di questi argomenti nelle interviste che mi fanno di solito quindi sono carichissima. In realtà non è neanche troppo una battuta: per me bellezza è libertà d’espressione, padronanza e conoscenza delle proprie luci e ancor di più delle proprie ombre, originalità, gioco, comunicazione. Poi sì certo, non mentivo: spalle larghe, braccia poderose, occhi e capelli scuri. E altezza.
Com’è cambiata la percezione che hai della tua immagine negli anni?
Questa è una bellissima domanda. È stato un percorso molto difficile, non tanto di accettazione della mia immagine quanto proprio di visione: ci ho messo molto tempo a vedere la Marta che mi sento e che sono oggi. Da piccola fui costretta a portare addosso, sul mio corpo, molti attrezzi correttivi: apparecchio, occhiali e - quello più tosto - busto per la scoliosi. Però allo stesso tempo ero molto magra, carina, piacevo ai ragazzi e finii per intendere e osservare la mia persona con questa doppia lente che però non era mai un occhio interno, era sempre esterno, seppur ambiguo. Poi crescendo accaddero altre due cose forti: presi 10kg a causa della pillola anticoncezionale intorno ai 24 anni e dovetti fare i conti con alcune anomalie molto invalidanti sempre legate alla mia dimensione riproduttiva/sessuale. Entrambi questi “terremoti” si sono risolti solo intorno ai 35 anni. Adesso ne ho 41 e mi vedo benissimo: sia nel senso che vedo molto bene la persona che sono, sia nel senso che mi piace terribilmente quello che vedo. Dentro e fuori. Penso di non essere mai stata così bella (dove “bella” significa le cose di cui sopra). E sì, per fortuna sono stata in terapia, non una ma ben due volte: abbiamo lavorato moltissimo sulla percezione del mio corpo, della mia persona e della mia immagine.
Parliamo di beauty routine: quali sono i gesti di bellezza a cui ti dedichi ogni giorno?
Dedico molto tempo alla colazione, la mia beauty routine del mattino comincia nutrendo il corpo con fette biscottate integrali, burro d’arachidi e caffè americano. È il mio momento sacro. Poi spazzolo la mia gattina Bandera, che è attenta alla cura del corpo tanto quanto me e vuole mantenere il suo bianco pelo lucido e morbido obbligandomi con miagolii perentori a spazzolarla per dieci minuti buoni. Any given day. È un buon esercizio di mindfulness anche per me. Poi lavo il corpo e ogni due/tre giorni i capelli, utilizzando sempre prodotti diversi (non c’è alcun fondamento scientifico in quello che dico, ma ho sempre pensato che cambiare bagnoschiuma, balsamo e shampoo ogni volta che finiscono faccia bene). Lavo il viso con detergente schiumoso, poi passo tonico o siero, infine crema idratante e a volte qualche gel illuminante o nutriente. Non mi trucco tutti i giorni, dipende da come mi sento e cosa devo fare. Spesso quando sono in giro tiro fuori il mio pettinino verde acido e mi pettino la frangia (vi lascio immaginare quanto vengo presa in giro dagli amici), mentre se vado in piscina o a correre poi idrato il viso con un siero al CBD che mi ha regalato un’amica mentre eravamo in Colorado (alla mia pelle piace). Burro cacao alla vaniglia sempre con me, ne uso parecchio. La sera mi strucco sempre, ma i capelli no, quelli non li spazzolo mai se non sotto la doccia.
Come realizzi il tuo make up? Ne hai uno d’ordinanza oppure ti trucchi seguendo il sentimento?
Sono molto monotona: sempre uguale, sempre naturale, sempre molto minimal. Fondotinta o crema (BB cream o CC cream), correttore, cipria o terra, blush rosato, mascara. E rossetto: lui però cambia sempre, a seconda di come sono vestita o di come mi sento. Ci sono certi periodi o serate particolari in cui aggiungo matita o eye-liner. Uso l’ombretto molto molto raramente: mi piace sulle altre persone, mi risulta insopportabile sulla mia pelle.
Il prodotto cosmetico di cui non puoi fare a meno e perché.
In realtà sono due e vanno sempre insieme: tonico e crema viso la mattina. È proprio la pelle che me li chiede, ha sete, tira, è spenta. Dopo averli applicati sul viso sento proprio che mi ringrazia. Quando viaggio (quindi spesso) uso molto i sieri al posto del tonico, mi aiutano a interagire meglio con il tipo di clima e di vita all’aperto che incontro sul posto.
Qual è la parte di te che apprezzi di più?
I capelli, rigorosamente con frangetta. Potrei curarli ancora di più e spero di prendere l’abitudine di farlo con sempre maggiore costanza: tu mi hai aiutato molto in questo, devi saperlo!
Quando e dove sei stata più felice.
Su una strada del Texas di notte da sola con Springsteen a tutto volume in macchina. Era novembre del 2017. Non era soltanto l’attimo in sé ad essere felice, un attimo obiettivamente luminosissimo per la mia vita di allora: era anche e soprattutto la consapevolezza di aver trovato il mio posto e il mio modo di essere liberamente me nel mondo. Una cosa che, presi coscienza allora, avrei potuto reiterare più e più volte e che sarebbe sempre stata garanzia di felicità. Come in effetti è stato fino a oggi.
Qual è il tuo più grande rimpianto. (se ne hai uno)
Non essere andata al concerto dei Pink Floyd a Torino nel 1994: avevo 12 anni, volevo fare la ribelle e scontentare i miei genitori che mi avevano invitata ad andare con loro. Ecco, dovrebbero insegnarci ad essere ribelli con intelligenza, anche in adolescenza. Sono passati quasi 30 anni e ci penso ancora almeno una volta alla settimana.
Il libro o il film che hanno cambiato o influenzato la tua visione.
Adesso stupirò tutte le persone che mi conoscono perché non indicherò un libro di letteratura americana. Ma, appunto, questa è una bella intervista sulla mia persona e la mia persona è molto di più del mio lavoro. E quindi via: Camere separate, Pier Vittorio Tondelli. Mi ha aiutata concretamente a chiudere una relazione tossica.
Qual è il consiglio beauty più utile che ti hanno dato? Ne hai uno da lasciare a chi ci sta leggendo?
Non so neanche se considerarli consigli, soprattutto al giorno d’oggi però sono davvero le due cose che sento più necessarie, sia come consigli appresi che come raccomandazioni da dare: struccarsi sempre, SEMPRE. E usare la protezione solare viso da marzo a ottobre. La mia pelle del viso è molto sensibile (oltre ad essersi già macchiata per il sole perché quando ero ragazzina - ormai l’avete capito - facevo cazzate), sono una di quelle che lo capisci subito quando si emoziona o quando è stanca o quando le piace qualcuno: ce l’ho scritto in faccia, e non in senso proverbiale. Arrossisco, mi tendo, compaiono le occhiaie, invecchio di colpo. Queste due azioni di protezione e cura delle pelle, oltre ad essere una questione di salute, fanno sì che la mia faccia sia una pagina migliore e più luminosa su cui poter scrivere le mie emozioni, e non è una cosa a cui intendo rinunciare.
Dico sempre che per me il rossetto rosso è lo “scettro del potere”. Qual è il tuo?
Il giubbotto di pelle. Che però è un bel casino perché lo posso indossare solo nelle mezze stagioni e lo sappiamo tutte che le mezze stagioni, signora mia, non esistono più.
La prossima intervista aggraziata vi aspetta a giugno. Grazie ancora a Marta per aver accettato la mia proposta :)
#1 Qualcosa è cambiato nel mio modo di percepire le immagini e i volti delle persone da quando ho smesso di usare i social. Mi sembra di vedere davvero come sono le cose solo adesso in cui nulla è filtrato.
#2 Ieri ho recuperato Le otto montagne, l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Paolo Cognetti. Non so spiegare la quantità di angoscia che mi ha lasciato ogni paesaggio, ogni silenzio, ogni suono. Sono contenta di aver potuto vedere il film a casa perché ha smosso delle questioni intime e provarle in una sala con tante persone mi avrebbe fatta sentire a disagio.
#3 Per il mio compleanno mi è stato regalato un blush lussuosissimo: è il Prisme Libre di Givenchy e ha un profumo e un colore regale. Secondo me le gote della regina Marie Antoinette si imporporavano esattamente così.
#4 Sempre a proposito di regali: ho ricevuto un biglietto per assistere alla Madama Butterfly al Teatro dell’Opera di Roma. Questo è uno dei sogni che avevo da piccolissima e non vedo l’ora di andarci ma ora la domanda è: come ci si veste per andare all’Opera? Se lo sai scrivimi, grazie.
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Ho finito, giuro. Cerca di stare bene e, se ti va, scrivimi un pensiero frivolo per la mia collezione.
Un abbraccio aggraziato,
Tamara
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Sono Tamara Viola, la regina del #TruccoAggraziato: attraverso i miei corsi di trucco aiuto le donne a tirare fuori la Beyoncè che è in loro.
I miei strumenti? Tanta e continua formazione, i pennelli e i prodotti giusti, la cura e l’attenzione per i dettagli. E molto eyeliner, naturalmente. Vivo a Roma ma lavoro ovunque. Se non hai ancora partecipato a uno dei miei corsi dai un’occhiata qui e scopri cosa faccio.
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