Ehi ciao,
non ricordo nemmeno quale fosse l’attacco solito di questa newsletter. Posso solo dirti che ci ho impiegato un quarto d’ora per rientrare nell’account perché non ricordavo né la mail né la password con cui mi ero iscritta e un altro quarto d’ora per guardarmi intorno e capire che forma ha assunto la piattaforma. I reel? Pure qua? Non c’è speranza signora mia, non c’è salvezza.
L’ultima volta che ho scritto credo fosse la fine dell’estate 2023. Non lo sapeva nessuno ma stavo per cominciare un nuovo lavoro che poi è quello che faccio adesso, che poi è quello che con la sua incontenibile esistenza si è preso tutto lo spazio sopra sotto a destra a sinistra intorno o forse, meglio, gliel’ho dato io.
Non so se anche tu sei come me: quando comincio una nuova attività me ne ossessiono. Diventa l’unica cosa della mia vita, penso solo a quello, a come posso migliorare, a come posso sbagliare poco o non sbagliare proprio perché trovo intollerabile poi parlare con me, sentire la mia voce che mi rimprovera e questo succede pure se hai fatto cento anni di psicoterapia ma vabbé, sto divagando. Insomma, da quella fine dell’agosto 2023 sono successe diverse cose rilevanti: il lavoro nuovo come dicevo, poi ho compiuto prima quarant’anni e poi quarantuno anni. Ho un nipote nuovo, non fumo più, prendo un sacco di treni, mi vesto spesso di bianco, trucco poco e mi manca molto. Ho ancora i capelli viola.
Sto cercando di ricordarmi cosa mi piaceva fare ma mentre ci provo mi fermo e mi chiedo se questo affannarmi a ricordare forse non significhi che le cose che mi piaceva fare prima ora non mi piacciono più. Scrivere però è sempre un diletto, perciò sono tornata qui.
[A questo punto, per evitare l’effetto muro di testo, ci dovrebbe essere una foto ma non so quale, immaginane una tu e poi dimmi qual è]
Come evoluzione naturale del non sapere (o del non riuscire sempre) a stabilire dei confini ho provato a prendermene cura con una routine aggraziata. Se non posso sempre evitare le invasioni allora provo a rendere i confini elastici, soffici.
Prendo la spazzola quella ovale, con le setole morbide e comincio dai piedi. Mi muovo leggera perché ho sempre paura che i capillari possano risentirne e poi salgo: le caviglie, i polpacci, le ginocchia, dietro davanti, di lato, poi salgo ancora, le cosce, dietro davanti, di lato, ecco quel formicolio piacevole, quello che ti fa sentire che sotto i confini del tuo corpo c’è il sangue, le terminazioni nervose, come una puntata di Esplorando il corpo umano e continuo, salgo, ancora. Spazzolo tutti i confini e mi muovo verso il cuore, che è il punto d’arrivo, che è dove i confini tutti si chiudono, che è dove dovresti sentirti al sicuro. Poi mi lavo e uso quel detergente oleoso che pulisce bene ma la pelle poi non tira insieme a quelle spugne carine per bambini, per esempio adesso ho una stella marina rosa e poi quando ho finito risciacquo accuratamente con l’acqua tiepida, tolgo con le mani l’eccesso e mi avvolgo nel telo. Seduta sul bordo della vasca scelgo l’olio e la crema e mi massaggio prima con uno e poi con l’altro e poi di nuovo con l’uno e ogni movimento è una benedizione, è una carezza: questo è perché sei coraggiosa, questo è perché sai entrare in connessione con gli altri, questo è perché non ti perdoni mai e ne avresti bisogno, questo è perché sei meritevole sempre. A volte mi dà l’energia dei giganti, altre ha un potere consolatorio enorme, sempre mi fa tornare a me.
Altre cose, magari interessanti, magari no
Mi piace un sacco il podcast di Daria Bignardi, Silvia Righini e Stefano Sgambati. Si chiama Parlarne tra amici (sì, il titolo è preso dal romanzo di Sally Rooney) e parla di libri ma non so se solo di quello, sai? Secondo me vale la pena ascoltarlo. Due delle puntate che ho amato molto hanno come ospiti Ornella Vanoni e Antonio Moresco. L’unico effetto collaterale che posso segnalare è che poi vorrai comprare tutti i libri menzionati e lo farai, pur sapendo di averne altri quarantacinque da leggere che ti guardano in tralice dal comodino.
La settimana scorsa sono stata alla mostra “Dal cuore alle mani - Dolce & Gabbana” che si trova a Palazzo delle Esposizioni a Roma fino al 13 agosto. La mostra racconta il percorso creativo dei due stilisti ma, al contrario di quello che immaginavo, non ne fa un santino: ciò che risalta è l’artigianalità, l’immensa cura del lavoro fatto a mano. Non ne sarei più uscita. Stupenda. Sul mio ig trovi qualche foto se ti va di sbirciare.
Ho comprato un paio di occhiali tutti rosa e un paio con le lenti a forma di cuore. Perché sì.
Ho messo dei link ma non sono affiliati, è giusto per farti sapere di cosa sto parlando, va bene? Mi sembrava giusto avvisarti. Poi se vuoi puoi offrirmi un caffè.
Io ora rileggo velocemente e poi la lancio questa newsletter, ok? Perché se la rileggo troppo poi ci trovo qualcosa che non va e rimane nelle bozze. Se vuoi rispondermi fai pure, io non so come funziona, se ci sono i commenti, sono rimasta indietro, non ho avuto il tempo di studiare, porta pazienza.
Stai bene.
Tam
"quando comincio una nuova attività me ne ossessiono. Diventa l’unica cosa della mia vita, penso solo a quello, a come posso migliorare, a come posso sbagliare poco o non sbagliare proprio perché trovo intollerabile poi parlare con me, sentire la mia voce che mi rimprovera e questo succede pure se hai fatto cento anni di psicoterapia ma vabbé, sto divagando". PRATICAMENTE IO, AH QUESTE TORELLE (welcome back!)
E lo so che è un commento superfluo, ma, per una un po’ fissata come me, vedere che qualcuno sa usare la punteggiatura e perfino gli accenti giusti è un piacere per gli occhi 😍